Le scarpe ai tempi della Grecia Antica

Le scarpe ai tempi della Grecia Antica

Le scarpe ai tempi della Grecia Antica, ovvero tra il V e il IV secolo a.C., erano cariche di significati simbolici. Definivano il rapporto che un individuo poteva avere con la natura, ma anche il livello sociale e culturale.

Purtroppo sono pochissime le scarpe di quell’epoca che sono giunte fino ai nostri tempi, ma ci sono invece moltissime testimonianze di tipo letterario e scultoreo.

Quando pensiamo all’antica Grecia viene da immaginarsi che uomini e donne andassero in giro scalzi, ma invece non era affatto così. Anzi, uscire di casa scalzi ad Atene era sinonimo di povertà o di adesione all’ascetismo, filosofia che attraverso la pratica permetteva all’anima di purificarsi e tornare pura.

Le scarpe ai tempi della Grecia Antica: cosa andava di moda

I calzolai greci costruivano scarpe di ogni tipo: di pelle, di feltro, di legno; scarpe con il tacco per chi era basso di statura e scarpe con la suola piatta per chi era troppo alto; sandali, pantofole, stivali e stivaletti.

Ovviamente nell’antica Grecia i sandali erano il modello più diffuso. Ma anche gli stivaletti andavano di gran moda. Gli uomini calzavano stivaletti chiusi da lacci intorno alle caviglie, mentre le donne portavano degli stivaletti leggeri senza lacci chiamati coturni, che si adattavano ad entrambi i piedi.

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Pinterest

La distinzione tra scarpe da uomo e da donna era molto netta. Addirittura c’erano calzolai specializzati nella fabbricazione di calzature per l’uno o per l’altro sesso.

Nell’Atene democratica indossare scarpe troppo lussuose era considerato inadeguato. Infatti i ricchi conducevano una vita quanto più simile a quella di qualunque altra persona di ceto più basso. Anche gli schiavi, il più delle volte, andavano in giro con le scarpe.

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Le scarpe ai tempi della Grecia Antica: significati simbolici

Prima del matrimonio, quando le donne dovevano trasferirsi dalla casa del padre a quella dello sposo, indossavano dei sandali nuovi che venivano chiamati nymphides, ovvero sandali da sposa. Ad allacciarli poteva essere la sposa stessa, ma anche una domestica o simbolicamente Eros. In generale, il gesto di allacciarsi le scarpe, rappresentava un cambiamento. Il passaggio dall’ambiente privato a quello pubblico; il passaggio dalla sfera profana a quella sacra; l’inizio e la fine di un viaggio.

Ad esempio per recarsi ai santuari o alle celebrazioni religiose i devoti dovevano essere scalzi. Anche il viaggio inteso come passaggio dalla vita alla morte era molto simboleggiato attraverso le scarpe. Le calzature erano infatti essenziali per compierlo e quindi venivano messe nelle tombe dei vasi a forma di piede con i sandali o a forma di gamba con i calzari.

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Le scarpe erano considerate anche oggetto di seduzione da parte delle donne.

In generale per i greci le scarpe e le azioni che le riguardavano avevano una grande importanza, erano cariche di significati simbolici.

 

L’avresti mai detto? Forse si! Ma è comunque sempre molto interessante scoprire antiche e affascinanti storie sulle nostre adorate scarpe.

Converse All Star

Converse All Star

Le Converse All Star sono considerate le sneaker must have nell’armadio di donne, uomini e bambini. Chi di noi non le ha mai indossate o non le ha mai avute nel proprio armadio? Non esistono stagioni per le Converse All Star, così come non esistono mode che non le ripropongano di anno in anno.

Lo sapevi che le Converse All Star nascono come scarpe da basket? E soprattutto l’avresti mai detto che l’anno della loro nascita risale al lontano 1917? Eh già, proprio così! Fu proprio allora che l’azienda Converse Rubber Corporation, fondata nel 1908 e con sede in Massachusetts produsse per la prima volta un paio di Converse All Star. Prima di allora produceva stivali e calosce di gomma.

Qualche anno dopo, nel 1921 l’azienda propose alla star del basket dell’epoca di promuovere il suo marchio. Indovina come si chiamava l’atleta: Chuck Taylor! Il più famoso cestista degli anni Venti.

Le Converse All Star come le conosciamo noi

Cominciarono allora ad essere prodotte quelle che adesso sono le famosissime Converse All Star Chuck Taylor. Le riconosci subito perché, a parte la caratteristica forma, hanno il logo costituito da un tondo bianco con la scritta al suo interno.

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Si dice che inizialmente esistesse solo il modello di colore nero e la classica punta bianca, ma c’è chi afferma che il primissimo modello fosse di colore rosso o addirittura marrone. Solo negli anni Sessanta vennero presentati anche altri colori.

Negli anni Settanta e Ottanta andavano molto di moda soprattutto nel mondo della musica rock. Successivamente il loro utilizzo si allargò alla massa. Anche negli anni Novanta le Converse All Star erano molto diffuse, anche perché il marchio decise di iniziare a produrre variazioni in termini di colore e materiali.

Adesso le puoi trovare di tutti i colori e le fantasie che vuoi, ma se proprio non riesci a trovare il colore o la fantasia che più ti piace, sul sito ufficiale, puoi anche personalizzarle, scegliendo non solo il colore o la fantasia della tomaia, ma adattando ai tuoi gusti anche linguetta, striscia sul tallone, fodera, lacci, occhielli, logo, gomma e punta. Più di così!

Puoi sbizzarrirti nell’abbinarle con svariati tipi di abbigliamento per essere sempre alla moda e avere un look molto street.

Dicono che il numero di Converse vendute nel mondo superi gli 800 milioni.

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Quali sono le tue preferite?

 

Michael Kors e Jimmy Choo: addio alle pellicce animali

Michael Kors e Jimmy Choo: addio alle pellicce animali

Finalmente anche Michael Kors e Jimmy Choo hanno detto addio all’utilizzo di pellicce animali per le loro creazioni. Sapete già quanto io adori entrambi questi brand e il pensiero che non verranno più sacrificate in maniera crudele povere creature per fabbricare scarpe e indumenti da parte dei miei brand preferiti, mi rende davvero molto felice.

Michael Kors e Jimmy Choo, che fanno adesso parte dello stesso brand globale, sono entrati anche a far parte del Fur Free Retailer Programme, un programma a difesa di tutti gli animali sfruttati nell’industria dell’abbigliamento. Ne faceva già parte la VF Corporation, leader mondiale nel settore dell’abbigliamento e detentore di 20 noti brand tra cui The North Face, Vans, Timberland, Wrangler, Napapijri e Lee. Ma avevano già aderito a questo programma anche Gucci, Armani, Yoox e molti altri.

L’intenzione di entrambi i brand è quella di presentare già alle prossime sfilate di New York, che si terranno a febbraio durante la Fashion Week, la prima collezione senza utilizzo di pellicce.

Lo stilista Michael Kors ha annunciato che oggigiorno, grazie agli avanzamenti tecnologici, siamo in grado di creare prodotti esteticamente lussuosi utilizzando pellicce non animali. E allora perché non utilizzare questa tecnologia per sostenere il benessere degli animali.

A noi non resta che rallegrarsi dei nuovi arrivi per la stagione primavera/estate 2018, in attesa delle sfilate che presenteranno la collezione autunnale. La moda, si sa, è sempre un passo avanti.

Intanto rifacciamoci gli occhi con queste.

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Adesso che Michael Kors e Jimmy Choo hanno detto addio all’utilizzo di pellicce animali, io non ne sentirò certo la mancanza. E tu?

Look African Chic: l’occasione per sfoggiare le scarpe più matte del tuo armadio

Look African Chic: l’occasione per sfoggiare le scarpe più matte del tuo armadio

Di recente ti avevo parlato dell’evento di beneficenza organizzato da Smile Project Onlus di sabato 2 e domenica 3 dicembre, in cui, per partecipare è richiesto di sfoggiare un look African Chic.

Certo, il tema non è dei più facili, visto anche il clima degli ultimi giorni. Ma voglio provare a darti qualche spunto per trovare il tuo look African Chic, approfittando dell’occasione per sganciarsi dai soliti colori monocromatici, tipici dell’inverno, e tuffarsi nella magia delle tinte e delle fantasie più glamour.

Fantasia e colori per il tuo look African Chic

Immagina un mondo dalle fantasie più disparate, dai colori più vividi, dagli ornamenti più preziosi ed eleganti. Immagina mondi lontani in cui i colori della terra si mischiano ai profumi e alle vibrazioni dei ritmi di universi così diversi dal nostro.

Quindi via libera ai colori e alle fantasie, ma anche ai turbanti come copricapo, alle stuoie vivaci e ai bijou tintinnanti.

E’ l’occasione anche per sfoggiare le scarpe dalla fantasia più strana. Quelle che hai indossato ancora troppo poco perché raramente hai trovato la festa giusta oppure quelle che hai comprato perché ti piacevano, ma non hai ancora capito con che look abbinarle.

Ebbene, questa è la festa che stavi cercando! Il tema African Chic è sicuramente il pretesto per fare qualcosa di buono e al contempo sfoggiare un look davvero creativo e anche un po’ pazzo.

Abiti lunghi dalle gonne ampie, camicie dalle fantasie accese e pantaloni morbidi e colorati potrebbero accompagnarti per questa serata magica.

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Wallis 44.99 Euro

Alcune delle fantasie a cui puoi ispirarti sono per il tuo look African Chic

Bogolan: che significa “il risultato che dà l’argilla” perché si tratta proprio di un particolare tipo di tintura fatta con l’argilla che viene applicata sulle stoffe di cotone

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Kente: composto da seta e cotone, veniva considerata la stoffa del re perché molto preziosa.

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Kasai: costituito da fibre di palma e colorato con tinture vegetali.

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Shoowa: ricamo in rilievo estremamente laborioso che crea un vero e proprio velluto.

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Batik: tecnica che utilizza la cera per coprire le parti del tessuto che non si vogliono tingere.

Queste sono solo alcune delle magnifiche stoffe e lavorazioni del mondo africano. E considera che ogni decorazione, così come ogni colore utilizzato ha un proprio significato ed è legato ad una storia profonda fatta di cultura, appartenenza, tradizioni e identità di un popolo davvero speciale. È un mondo incantato e magico!

Ti piace il look African Chic? A me si è aperto un mondo!

Le scarpe che andavano di moda negli anni ’90

Le scarpe che andavano di moda negli anni ’90

Sembra passata una vita da quando, quasi 30 anni fa, indossavamo quelle che son state definite a più riprese le scarpe più brutte del mondo, ma erano pur sempre le scarpe che andavano di moda negli anni ’90. Secondo me avevano il loro fascino (risata diabolica). Quanto meno adesso possiamo apprezzare quelle che indossiamo ai piedi. Ma dimmi la verità: per quanto adesso tu stia facendo la faccia schifata ripensando alla moda di quel periodo, prova a convincermi di non aver mai indossato queste scarpe.

Negli ultimi anni abbiamo vissuto una sorta di revival anni ’90, anche se le scarpe sono state leggermente abbellite e non tutti i modelli sono stati riproposti (per fortuna).

Le scarpe degli anni ’90

Cominciamo dalle Fila, che erano le mie preferite in assoluto. Credo di averne comprate almeno quattro paia. Sempre stesso modello e stesso colore.

Gli anni ’90 sono stati anche il periodo delle scarpe da basket, con le Air Jordan e le Reebok che sfilavano ai piedi dei più sportivi, bambini e adulti. Alcuni modelli avevano la linguetta che si gonfiava premendo un cuscinetto.

 

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mikimoz.blogspot.it

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Anche la moda degli anfibi è stata lanciata in quegli anni. Sto parlando dei Dr. Martens, che non ci hanno mai abbandonato, e degli anfibi con la punta di metallo. La stessa punta in metallo era riproposta anche per la versione Derby.

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docmanhattan.blogspot.it

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docmanhattan.blogspot.it

E’ giusto ricordare anche la famosissime Fornarina con la zeppa. E, sempre a proposito di zeppa, le Buffalo.

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Pinterest

Andavano di moda anche le tanto amate Converse e Superga.

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Anche i Sabot erano di gran moda. E pure gli zoccoli di legno.

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oriana75.wordpress.com

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Adesso dimmi: per tanti aspetti, non stiamo rivivendo un po’ gli anni ’90, non solo per quanto riguarda le scarpe, ma anche nel modo di vestire?

Speriamo solo non tornino di moda gli zatteroni, perché, non si sa mai che, a forza di vederli in giro potrebbero ricominciare a piacerci.

Tu che scarpe indossavi negli anni ’90?

Museo Ferragamo a Firenze

Museo Ferragamo a Firenze

Settimana scorsa mi sono decisa finalmente ad andare a visitare il Museo Ferragamo a Firenze accompagnata dalla mia cara amica Camilla.

Il museo ripercorre la vita di questo grande stilista, Salvatore Ferragamo, dall’arrivo negli Stati Uniti al ritorno in Italia e lo fa con uno stile che riporta proprio a quegli anni, gli anni ’20.

Nel Museo sono presenti diverse tipologie di calzature che narrano proprio il percorso fatto in cinquant’anni e che vede protagonisti l’innovazione, la creatività e il genio. Tutte quelle scarpe inventate negli anni ’20 sembrano state create ai giorni nostri e potete solo immaginare il mio stupore e la gioia nel trovarmi davanti a tutta quella bellezza, a tutta quella perfezione.

Il Museo Ferragamo a Firenze si trova nel Palazzo Feroni-Spini, in Piazza Santa Trinita, con ingresso di lato alla boutique. Si scendono delle scale e ci si trova immersi in un’atmosfera marinaresca che riporta agli anni ’20 e che testimonia le sensazioni e le emozioni che deve aver provato un giovanissimo Salvatore Ferragamo quando decise che quel paesino in cui era nato sarebbe stato troppo piccolo per lui.

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Ingresso del Museo Ferragamo Firenze

Oltre alle sue creazioni si possono osservare anche ceramiche, statue, costumi e artefatti dell’epoca, oltre a ritratti delle dive per le quali Ferragamo ideò alcune tra le più belle scarpe mai realizzate.

Orari di apertura del Museo Ferragamo a Firenze

Il Museo è quasi sempre aperto e l’ingresso è gratuito la prima domenica del mese, quindi se vi capita di  fare un giro a Firenze e vi avanza un’oretta tra una visita e l’altra, vi consiglio vivamente di recarvi a dare un’occhiata perché resterete sbalordite nel vedere che le creazioni di circa 90 anni fa (90 anni!) sono ciò che di più attuale potete trovare.

Tutto, tutto, tutto vi farà sognare ad occhi aperti. E pensare che tutte le scarpe esposte potrebbero tranquillamente essere indossate ai nostri giorni vi fa capire quanto geniale e “avanti” fosse questo grande uomo. Per esempio, gli stivali-calza che oggi sono tornati tanto in voga, i Cuissard, li aveva già creati Salvatore Ferragamo negli anni ’20. Incredibile!

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Scarpa-calza

Ma partiamo dal principio

Salvatore Ferragamo nasce nel 1898 a Bonito, un paesino in provincia di Avellino. Undicesimo di quattordici figli, dimostra fin da subito il suo innato talento nel costruire scarpe. Subito dopo la terza elementare decise che compiuti i 16 anni sarebbe emigrato all’estero. Quasi tutti i suoi fratelli se ne erano già andati di casa. Salvatore debuttò come apprendista garzone calzolaio dopo che il giorno della prima comunione delle sue sorelle più piccole costruì loro le scarpette bianche per la cerimonia facendosi prestare l’occorrente da mastro Luigi. Forme, colla, bullette, cartone e scampoli di stoffa bianca.

Dopo un anno aveva già imparato tutto ciò che c’era da sapere sull’arte calzaturiera. Ma voleva imparare ancora di più. Voleva sapere tutto sulle tecniche di lavorazione, sulla moda, sui pellami e su come prendere le misure. Fu a 13 anni che si decise ad aprire una sua bottega grazie all’aiuto economico da parte di uno zio prete. In poco tempo Ferragamo potè contare su guadagni che seppur modesti, gli permisero di restituire il prestito allo zio e nel contempo mettersi via qualche risparmio. Avrebbe potuto accontentarsi se non che uno dei suoi fratelli da tempo trasferito a Boston, che decantava il fascino dei macchinari utilizzati nelle lavorazioni delle scarpe, convinse Salvatore ad imbarcarsi sul transatlantico Stampalia nella primavera del 1914.

Museo Ferragamo Firenze

Deciso a non passare da provinciale, spese quasi tutti i suoi risparmi per una cuccetta in seconda classe (la terza sarebbe stata troppo umiliante) e per un cappotto col collo di pelliccia.

Boston, Santa Barbara e …

Appena arrivato lo aspettava un lavoro sicuro presso il calzaturificio di Boston, grazie all’aiuto di un cognato. Ma non appena Salvatore ebbe messo piede nella fabbrica e visto le scarpe che uscivano fuori da quei macchinari, disse che non avrebbe potuto lavorare lì perché quelle scarpe erano troppo pesanti, goffe e con il tacco di piombo. Insomma non le poteva proprio vedere! Fu così che insieme ai suoi fratelli già trasferiti negli Stati Uniti decise di aprire un piccolo negozio di risuolature e riparazioni di calzature a Santa Barbara, in California.

Lì il trovarobe di una società produttrice di film un giorno si lamentò della scomodità degli stivali utilizzati dagli attori nei film western e Ferragamo si propose di produrne qualche paia.

Il successo

Da lì fu il boom! Ordini che fioccavano da tutte le parti e dive del cinema impazzite. Oltre ad essere creative e inedite le scarpe di Salvatore Ferragamo erano anche estremamente comode, calzavano bene e non martirizzavano i piedi. Ma nonostante questo Ferragamo non era convinto. Lui voleva arrivare alla perfezione. Così si mise a frequentare corsi serali di anatomia all’università della California Meridionale. Nasce da qui il cosiddetto Metodo Ferragamo, quando capì che stando in piedi il peso del corpo viene retto dall’arco del piede. Proprio grazie a questi studi capì che il piede doveva essere misurato secondo diversi punti di vista. Infatti, oltre alla larghezza della pianta capì che era fondamentale misurare anche il volume complessivo del piede. Grazie a questo concetto furono sviluppate più di 70 combinazioni di calzate per taglia sia nelle calzature da donna che in quelle da uomo.

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Il ritorno in Italia

Nel 1928 decide di tornare in Italia, a Firenze in particolare. Ha portato 18 nuovi modelli da lui costruiti sulla base delle nuove scoperte. Ma gli operai rifiutano il suo Metodo e quindi Salvatore è costretto a creare una scuola per preparare lavoranti alle prime armi attraverso il suo Metodo. Sono circa una trentina e ognuno di loro impara soltanto una precisa fase della lavorazione dando vita ad una vera e propria catena di montaggio.

Scarpe Museo Ferragamo Scarpe Museo Ferragamo

Nel frattempo gli ordini continuano ad aumentare dagli Stati Uniti, ma anche da Londra, Parigi e Berlino. Ferragamo aumenta il numero degli operai che arrivano ad essere circa cento.

La crisi e la ripresa

Aumentano però anche le spese e i finanziamenti cominciano a scarseggiare per bloccarsi del tutto con la crisi economica che colpì gli Stati Uniti nel 1929. A causa dei debiti Ferragamo fu costretto a chiudere l’azienda. Ma non si perse d’animo e anche grazie alla solidarietà dei suoi operai fiorentini riaprì i battenti. Inizialmente in un cortile e neanche dopo un anno trasferisce l’azienda in un negozio in Via Tornabuoni.

Nel 1935 ricomincia con l’esportazione e gli affari cominciano a girare talmente bene che affitta altri due laboratori e un negozio nel Palazzo Feroni-Spini che poi acquisterà nel 1938. Apre negozi a Roma, Napoli, Venezia, Torino, Genova e Viareggio. Utilizza materiali poveri come la carta dei cioccolatini e sughero a causa di carenza di materiali come acciaio e pelle necessarie fino ad allora per costruire scarpe secondo il suo Metodo.

Scarpe Museo Ferragamo

Scarpe Museo Ferragamo

L’azienda ha di nuovo il vento in poppa e riadotta la catena di montaggio a mano.

L’eredità di Salvatore Ferragamo

Salvatore Ferragamo muore nel 1960 lasciando un’eredità di 20 mila modelli, 350 brevetti e cinquant’anni di lavoro passati tra Bonito, Santa Barbara, Hollywood e Palazzo Feroni-Spini.

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Voi ci siete state? Vi è piaciuto?

 

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