Museo Ferragamo a Firenze
Settimana scorsa mi sono decisa finalmente ad andare a visitare il Museo Ferragamo a Firenze accompagnata dalla mia cara amica Camilla.
Il museo ripercorre la vita di questo grande stilista, Salvatore Ferragamo, dall’arrivo negli Stati Uniti al ritorno in Italia e lo fa con uno stile che riporta proprio a quegli anni, gli anni ’20.
Nel Museo sono presenti diverse tipologie di calzature che narrano proprio il percorso fatto in cinquant’anni e che vede protagonisti l’innovazione, la creatività e il genio. Tutte quelle scarpe inventate negli anni ’20 sembrano state create ai giorni nostri e potete solo immaginare il mio stupore e la gioia nel trovarmi davanti a tutta quella bellezza, a tutta quella perfezione.
Il Museo Ferragamo a Firenze si trova nel Palazzo Feroni-Spini, in Piazza Santa Trinita, con ingresso di lato alla boutique. Si scendono delle scale e ci si trova immersi in un’atmosfera marinaresca che riporta agli anni ’20 e che testimonia le sensazioni e le emozioni che deve aver provato un giovanissimo Salvatore Ferragamo quando decise che quel paesino in cui era nato sarebbe stato troppo piccolo per lui.
Oltre alle sue creazioni si possono osservare anche ceramiche, statue, costumi e artefatti dell’epoca, oltre a ritratti delle dive per le quali Ferragamo ideò alcune tra le più belle scarpe mai realizzate.
Orari di apertura del Museo Ferragamo a Firenze
Il Museo è quasi sempre aperto e l’ingresso è gratuito la prima domenica del mese, quindi se vi capita di fare un giro a Firenze e vi avanza un’oretta tra una visita e l’altra, vi consiglio vivamente di recarvi a dare un’occhiata perché resterete sbalordite nel vedere che le creazioni di circa 90 anni fa (90 anni!) sono ciò che di più attuale potete trovare.
Tutto, tutto, tutto vi farà sognare ad occhi aperti. E pensare che tutte le scarpe esposte potrebbero tranquillamente essere indossate ai nostri giorni vi fa capire quanto geniale e “avanti” fosse questo grande uomo. Per esempio, gli stivali-calza che oggi sono tornati tanto in voga, i Cuissard, li aveva già creati Salvatore Ferragamo negli anni ’20. Incredibile!
Ma partiamo dal principio
Salvatore Ferragamo nasce nel 1898 a Bonito, un paesino in provincia di Avellino. Undicesimo di quattordici figli, dimostra fin da subito il suo innato talento nel costruire scarpe. Subito dopo la terza elementare decise che compiuti i 16 anni sarebbe emigrato all’estero. Quasi tutti i suoi fratelli se ne erano già andati di casa. Salvatore debuttò come apprendista garzone calzolaio dopo che il giorno della prima comunione delle sue sorelle più piccole costruì loro le scarpette bianche per la cerimonia facendosi prestare l’occorrente da mastro Luigi. Forme, colla, bullette, cartone e scampoli di stoffa bianca.
Dopo un anno aveva già imparato tutto ciò che c’era da sapere sull’arte calzaturiera. Ma voleva imparare ancora di più. Voleva sapere tutto sulle tecniche di lavorazione, sulla moda, sui pellami e su come prendere le misure. Fu a 13 anni che si decise ad aprire una sua bottega grazie all’aiuto economico da parte di uno zio prete. In poco tempo Ferragamo potè contare su guadagni che seppur modesti, gli permisero di restituire il prestito allo zio e nel contempo mettersi via qualche risparmio. Avrebbe potuto accontentarsi se non che uno dei suoi fratelli da tempo trasferito a Boston, che decantava il fascino dei macchinari utilizzati nelle lavorazioni delle scarpe, convinse Salvatore ad imbarcarsi sul transatlantico Stampalia nella primavera del 1914.
Deciso a non passare da provinciale, spese quasi tutti i suoi risparmi per una cuccetta in seconda classe (la terza sarebbe stata troppo umiliante) e per un cappotto col collo di pelliccia.
Boston, Santa Barbara e …
Appena arrivato lo aspettava un lavoro sicuro presso il calzaturificio di Boston, grazie all’aiuto di un cognato. Ma non appena Salvatore ebbe messo piede nella fabbrica e visto le scarpe che uscivano fuori da quei macchinari, disse che non avrebbe potuto lavorare lì perché quelle scarpe erano troppo pesanti, goffe e con il tacco di piombo. Insomma non le poteva proprio vedere! Fu così che insieme ai suoi fratelli già trasferiti negli Stati Uniti decise di aprire un piccolo negozio di risuolature e riparazioni di calzature a Santa Barbara, in California.
Lì il trovarobe di una società produttrice di film un giorno si lamentò della scomodità degli stivali utilizzati dagli attori nei film western e Ferragamo si propose di produrne qualche paia.
Il successo
Da lì fu il boom! Ordini che fioccavano da tutte le parti e dive del cinema impazzite. Oltre ad essere creative e inedite le scarpe di Salvatore Ferragamo erano anche estremamente comode, calzavano bene e non martirizzavano i piedi. Ma nonostante questo Ferragamo non era convinto. Lui voleva arrivare alla perfezione. Così si mise a frequentare corsi serali di anatomia all’università della California Meridionale. Nasce da qui il cosiddetto Metodo Ferragamo, quando capì che stando in piedi il peso del corpo viene retto dall’arco del piede. Proprio grazie a questi studi capì che il piede doveva essere misurato secondo diversi punti di vista. Infatti, oltre alla larghezza della pianta capì che era fondamentale misurare anche il volume complessivo del piede. Grazie a questo concetto furono sviluppate più di 70 combinazioni di calzate per taglia sia nelle calzature da donna che in quelle da uomo.
Il ritorno in Italia
Nel 1928 decide di tornare in Italia, a Firenze in particolare. Ha portato 18 nuovi modelli da lui costruiti sulla base delle nuove scoperte. Ma gli operai rifiutano il suo Metodo e quindi Salvatore è costretto a creare una scuola per preparare lavoranti alle prime armi attraverso il suo Metodo. Sono circa una trentina e ognuno di loro impara soltanto una precisa fase della lavorazione dando vita ad una vera e propria catena di montaggio.
Nel frattempo gli ordini continuano ad aumentare dagli Stati Uniti, ma anche da Londra, Parigi e Berlino. Ferragamo aumenta il numero degli operai che arrivano ad essere circa cento.
La crisi e la ripresa
Aumentano però anche le spese e i finanziamenti cominciano a scarseggiare per bloccarsi del tutto con la crisi economica che colpì gli Stati Uniti nel 1929. A causa dei debiti Ferragamo fu costretto a chiudere l’azienda. Ma non si perse d’animo e anche grazie alla solidarietà dei suoi operai fiorentini riaprì i battenti. Inizialmente in un cortile e neanche dopo un anno trasferisce l’azienda in un negozio in Via Tornabuoni.
Nel 1935 ricomincia con l’esportazione e gli affari cominciano a girare talmente bene che affitta altri due laboratori e un negozio nel Palazzo Feroni-Spini che poi acquisterà nel 1938. Apre negozi a Roma, Napoli, Venezia, Torino, Genova e Viareggio. Utilizza materiali poveri come la carta dei cioccolatini e sughero a causa di carenza di materiali come acciaio e pelle necessarie fino ad allora per costruire scarpe secondo il suo Metodo.
L’azienda ha di nuovo il vento in poppa e riadotta la catena di montaggio a mano.
L’eredità di Salvatore Ferragamo
Salvatore Ferragamo muore nel 1960 lasciando un’eredità di 20 mila modelli, 350 brevetti e cinquant’anni di lavoro passati tra Bonito, Santa Barbara, Hollywood e Palazzo Feroni-Spini.
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