Storia delle scarpe nel 1700

Storia delle scarpe nel 1700

La storia delle scarpe nel 1700 ha visto l’introduzione di molte novità. Passeggiare nelle città prima del 1700 non era un’attività piacevole. Le strade erano sporche, dissestate e pericolose. La spazzatura giaceva ovunque, non esistevano ancora i marciapiedi e si potevano incontrare ladri e truffatori di ogni sorta. Solo chi non poteva permettersi una carrozza, si spostava a piedi .

Verso la metà del 1700 nelle maggiori città europee molte cose iniziarono a cambiare e vennero costruiti i primi marciapiedi. Così tante persone cominciarono a spostarsi a piedi più volentieri. Anche se c’erano comunque delle limitazioni. Infatti in alcuni quartieri le strade erano accessibili solo a persone appartenenti a certi ceti sociali che venivano riconosciute dalle scarpe indossate.

Storia delle scarpe nel 1700: ruolo simbolico

Le scarpe avevano un valore simbolico molto importante perché contraddistinguevano il rango delle persone. I tacchi alti erano associati alla ricchezza perché, oltre ad elevare la statura, non permettevano lunghi spostamenti a piedi. Quelle in pelle, dalla punta arrotondata e rigorosamente senza tacco erano invece associate alle classi più povere.

Le scarpe da uomo erano costruite in pelle e quindi più resistenti, proprio come quelle delle donne di basso rango. Mentre le scarpe per donne altolocate erano di stoffa ricamata, delicate a tal punto che dovevano essere indossate con dei sovrascarpe.

In quest’epoca solitamente i colori e i ricami delle scarpe erano sempre abbinati a quelli dell’abbigliamento indossato.

Luigi XIV, re di Francia

Luigi XIV, re di Francia, che soleva indossare tacchi rossi, concesse questo privilegio solo a quelle persone appartenenti alla sua stessa corte. Per questo i tacchi rossi divennero simbolo indiscusso di raffinatezza, eleganza e aristocrazia.  D’altronde Parigi era considerata il centro del gusto e delle novità in fatto di moda e proprio per questo veniva copiata da tutte le altre città europee. Motivo per cui quegli stessi tacchi rossi divennero molto popolari in Inghilterra. Anche se gli scrittori satirici inglesi avevano l’abitudine di prendere in giro i francesi e la loro moda che li rendeva goffi e sgraziati nei movimenti.

L’importanza delle fibbie

Durante il 1700 le fibbie sostituirono i lacci e i fiocchi e divennero presto simbolo di stile, distinzione ed espressione di un vero e proprio status simbol. Le fibbie avevano anche una duplice funzione. Venivano infatti utilizzate per differenziare le scarpe da uomo da quelle da donna dal momento che erano pressappoco uguali, entrambe molto robuste e dotate di tacco. Inoltre ornare le scarpe con fibbie diverse e intercambiabili permetteva di utilizzare la stessa calzatura per occasioni diverse. Esistevano moltissimi tipi di fibbie, in oro, argento, ottone e decorate con strass e pietre.

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Le scarpe verso la fine del 1700

Alla fine del ‘700 le calzature da donna iniziarono a differenziarsi da quelle maschili. In Francia, che ancora dettava legge in fatto di moda, venivano prodotte scarpe in raso, piatte, strette e dalla punta quadrata. Decisamente molto meno resistenti. Per questo motivo ne venivano acquistate di più e di conseguenza aumentò la produzione di calzature. Ciò accelerò anche le innovazioni in campo calzaturiero. Nel periodo dell’Illuminismo inoltre iniziarono a svilupparsi anche i concetti di salute e igiene. E molti materiali difficilmente lavabili, iniziarono ad essere sostituiti con altri come cotone e lana, utilizzati già in antichità e considerati più igienici. Finalmente anche le calzature venivano viste in relazione alla salute del corpo. Motivo per cui scarpe troppo strette e tacchi troppo alti iniziarono ad essere considerati dannosi per la salute. A quei tempi c’erano motivi di credere che le deformità acquisite potessero essere trasmesse ai figli. E questo era un motivo in più per evitare di calzare scarpe troppo scomode che potevano provocare malformazioni. I calzolai ricevettero precise dritte affinché producessero scarpe in grado di incentivare la salute delle persone. Iniziò a nascere il mito del piede piccolo per le donne e il calzolaio bravo era considerato colui in grado di fabbricare scarpe che facevano sembrare il piede piccolo.

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L’origine delle scarpe con il tacco: il Rinascimento a Venezia

L’origine delle scarpe con il tacco: il Rinascimento a Venezia

L’origine delle scarpe con il tacco è un argomento molto discusso tra gli storici della moda. Grazie a molti studi c’è ragione di credere che le scarpe con il tacco abbiano iniziato a circolare all’incirca nel 1300. Infatti le scarpe con la suola altissima in legno o sughero erano molto in voga nei secoli tra il 1300 e il 1700. Queste scarpe in Italia si chiamavano pianelle o zoccoli, ma erano note anche con il nome di chopines.

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Inizialmente le pianelle erano utilizzate sia dagli uomini che dalle donne. Solo successivamente ne venne proibito l’utilizzo da parte degli uomini perché considerate troppo poco virili.
Si poteva distinguere il ceto sociale di una donna dall’altezza delle suole. Nobili o famose oppure popolane o con una cattiva reputazione: anche pochi centimetri in più o in meno potevano fare una bella differenza per la considerazione morale e di ceto.

L’origine delle scarpe con il tacco e…della sensualità dei piedi

Le pianelle lasciavano intravedere bene il piede e questo veniva considerato oltraggioso dalla società dell’epoca. Infatti il piede era già visto come una parte molto sensuale del corpo femminile. Era necessario considerare i piedi delle parti infime e poco nobili del corpo umano. Altrimenti, perché Dio li avrebbe posti nella parte più bassa del corpo? Per questo motivo nel 1333 venne proibito ai calzolai di provare le scarpe alle donne. E per lo stesso motivo nel 1400 le pianelle alte vennero accusate di minacciare l’ordine naturale delle cose create da Dio stravolgendo eccessivamente le proporzioni umane.

Le leggi dell’epoca proibivano l’utilizzo di tacchi troppo alti

Tra il 1400 e il 1500 vennero emanate diverse leggi a sfavore delle pianelle: ad esempio era proibito l’utilizzo di materiali pregiati come l’oro e l’argento per la fabbricazione di queste calzature. Le pianelle – o chopines – potevano arrivare a costare moltissimo e ad essere alte fino a cinquanta centimetri. A Venezia invece venne fissata l’altezza massima per le pianelle in otto, nove centimetri. Pena una multa molto salata e addirittura la reclusione.
Evidentemente queste leggi non sortirono alcun effetto visto che alla fine del 1400 le pianelle erano ancora molto diffuse e più alte che mai. Anche gli uomini iniziarono ad accettarle perché avevano capito che il loro utilizzo poteva consentirgli di controllare meglio le proprie donne: infatti con tutti quei centimetri sotto ai piedi non erano molto autonome in fatto di giratine per la città in solitudine senza dare troppo nell’occhio.

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Solo alla fine del 1600 le pianelle iniziarono a passare di moda in quasi tutte le città italiane, ad eccezione di Venezia. Cominciarono a diffondersi scarpe molto più piccole e raffinate nate a Parigi, delle quali ti parlerò un’altra volta.

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Le scarpe nel Medioevo: moda, ceti sociali e imposizioni

Le scarpe nel Medioevo: moda, ceti sociali e imposizioni

Durante il Medioevo, ovvero dal V al XV secolo, andavano di moda un sacco di tipi di scarpe. Sandali, stivali e zoccoli. Scarpe alte, basse, di legno, di tessuto o di cuoio. I vari tipi di scarpe venivano utilizzati in base alle diverse occasioni. Infatti potevano servire a camminare, ma anche ad apparire in determinati contesti.
La differenza tra scarpe da uomo e da donna era già ben delineata e vigevano imposizioni sia morali che legislative sull’utilizzo delle calzature, sui materiali e sulle forme che dovevano avere.

Quali scarpe andavano di moda nel Medioevo?

Erano molte le scarpe che andavano di moda nel Medioevo: stivali che arrivavano fino al ginocchio e chiusi da lacci; cosciali, specie di stivali leggeri che arrivavano alle cosce e ricadevano morbidi; calze solate, ovvero vere e proprie calze dotate di un rinforzo in cuoio sulla pianta del piede; zoccoli rasoterra oppure alti, dalla suola in legno. Questi zoccoli erano inizialmente dotati di un doppio rialzo sulla suola e solo successivamente venne introdotto il tacco sul tallone. La forma degli zoccoli era uguale per entrambi i piedi e venivano fermati tramite un laccio di cuoio.

Ma le pianelle erano le più amate

Molto in voga erano le pianelle che, contrariamente al loro nome, erano calzature dall’altezza vertiginosa. Le pianelle venivano utilizzate per non imbrattarsi i piedi con fango e sporco delle strade. Erano aperte dietro e la suola era in sughero per renderle più leggere. Venivano indossate sia da uomini che da donne per uscire. Ma, mentre gli uomini prediligevano il modello chiuso, alto solo qualche centimetro, quelle da donna potevano raggiungere anche il mezzo metro di altezza. Infatti, come è ovvio pensare, spesso le donne dovevano essere accompagnate e sostenute per riuscire a camminare.
Intorno al XV secolo cominciarono ad andare di moda scarpe dalle punte allungate che potevano addirittura arrivare ad una lunghezza fino a tre volte superiore rispetto a quella del piede. E noi che ci lamentiamo guardando agli anni 2000! Per riuscire a camminarci la punta doveva essere fissata al collo del piede tramite un filo metallico o una catenella. Per fortuna verso l’inizio del Cinquecento le punte tornarono ad arrotondarsi e ad accorciarsi.

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Ceti sociali e scarpe nel Medioevo

Le persone appartenenti ai ceti bassi calzavano scarpe sfondate e malridotte da cui spesso fuoriuscivano le dita dei piedi. Oppure portavano zoccoli o ciabatte o addirittura semplici stracci avvolti intorno ai piedi.
I contadini, quando non andavano in giro scalzi, solevano calzare zoccoli in sughero o in legno. Calzature che però venivano portate anche dai ricchi per evitare di imbrattare le calze solate lungo le strade fangose e sporche.

Scarpe e imposizioni legislative nel Medioevo

Durante tutto il Medioevo venivano spesso emanate norme che impedivano e/o autorizzavano l’ultilizzo di determinate calzature a certe categorie di persone. Oppure l’utilizzo di certi materiali. Alcune di queste norme stabilivano anche quali colori e ricami erano proibiti. Queste legislazioni variavano di città in città e di anno in anno e servivano per fissare i limiti di consumo delle calzature e dell’abbigliamento in generale.
Ad esempio le donne fiorentine potevano calzare solo gli zoccoli allacciati con strisce di cuoio nere.
Alle prostitute siciliane era permesso calzare solo gli zoccoli e mai le scarpe.
Le donne potevano calzare i sandali solo in casa perchè il piede coperto era simbolo di castità.
I cosciali non dovevano essere costituiti da più di un certo metraggio di tessuto, a seconda delle città. Inoltre non dovevano essere costituiti da più materiali diversi, foderati con più di una fodera né ricamati.
Le scarpe di cremisino, ovvero un fine tessuto color cremisi, erano proibite.
Le pianelle con ricami in oro e in argento erano proibite in molte città, mentre si potevano calzare quelle in tessuto. Così come c’erano leggi che stabilivano i limiti nell’altezza del tacco per motivi di salute, cioè per evitare cadute e infortuni.
Se il calzolaio e il committente non rispettavano le norme, potevano incorrere in sanzioni pecuniarie.

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Come venivano confezionate le scarpe?

A quei tempi c’erano due categorie di lavoratori che si occupavano di scarpe: i veri e propri fabbricanti e i cosiddetti ciabattini. I primi confezionavano scarpe nuove, mentre i secondi riparavano le scarpe usate. Gli strumenti utilizzati sia dagli uni che dagli altri erano davvero pochi, motivo per cui spesso potevano recarsi direttamente a casa dei clienti per eseguire i lavori. I calzolai solevano esporre delle scarpe sul bancone da lavoro nelle loro botteghe.
In generale il mestiere del calzolaio non è stato ben visto almeno fino alla fine del Medioevo. Infatti erano considerati uomini dall’inganno facile e bugiardi che potevano vendere materiali meno pregiati facendoli passare per prodotti di qualità. Tant’è che per un certo periodo intervennero delle normative per calmierare i prezzi e stabilire delle cifre massime per la fabbricazione e la riparazione delle calzature.

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Le scarpe ai tempi della Grecia Antica

Le scarpe ai tempi della Grecia Antica

Le scarpe ai tempi della Grecia Antica, ovvero tra il V e il IV secolo a.C., erano cariche di significati simbolici. Definivano il rapporto che un individuo poteva avere con la natura, ma anche il livello sociale e culturale.

Purtroppo sono pochissime le scarpe di quell’epoca che sono giunte fino ai nostri tempi, ma ci sono invece moltissime testimonianze di tipo letterario e scultoreo.

Quando pensiamo all’antica Grecia viene da immaginarsi che uomini e donne andassero in giro scalzi, ma invece non era affatto così. Anzi, uscire di casa scalzi ad Atene era sinonimo di povertà o di adesione all’ascetismo, filosofia che attraverso la pratica permetteva all’anima di purificarsi e tornare pura.

Le scarpe ai tempi della Grecia Antica: cosa andava di moda

I calzolai greci costruivano scarpe di ogni tipo: di pelle, di feltro, di legno; scarpe con il tacco per chi era basso di statura e scarpe con la suola piatta per chi era troppo alto; sandali, pantofole, stivali e stivaletti.

Ovviamente nell’antica Grecia i sandali erano il modello più diffuso. Ma anche gli stivaletti andavano di gran moda. Gli uomini calzavano stivaletti chiusi da lacci intorno alle caviglie, mentre le donne portavano degli stivaletti leggeri senza lacci chiamati coturni, che si adattavano ad entrambi i piedi.

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La distinzione tra scarpe da uomo e da donna era molto netta. Addirittura c’erano calzolai specializzati nella fabbricazione di calzature per l’uno o per l’altro sesso.

Nell’Atene democratica indossare scarpe troppo lussuose era considerato inadeguato. Infatti i ricchi conducevano una vita quanto più simile a quella di qualunque altra persona di ceto più basso. Anche gli schiavi, il più delle volte, andavano in giro con le scarpe.

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Le scarpe ai tempi della Grecia Antica: significati simbolici

Prima del matrimonio, quando le donne dovevano trasferirsi dalla casa del padre a quella dello sposo, indossavano dei sandali nuovi che venivano chiamati nymphides, ovvero sandali da sposa. Ad allacciarli poteva essere la sposa stessa, ma anche una domestica o simbolicamente Eros. In generale, il gesto di allacciarsi le scarpe, rappresentava un cambiamento. Il passaggio dall’ambiente privato a quello pubblico; il passaggio dalla sfera profana a quella sacra; l’inizio e la fine di un viaggio.

Ad esempio per recarsi ai santuari o alle celebrazioni religiose i devoti dovevano essere scalzi. Anche il viaggio inteso come passaggio dalla vita alla morte era molto simboleggiato attraverso le scarpe. Le calzature erano infatti essenziali per compierlo e quindi venivano messe nelle tombe dei vasi a forma di piede con i sandali o a forma di gamba con i calzari.

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Le scarpe erano considerate anche oggetto di seduzione da parte delle donne.

In generale per i greci le scarpe e le azioni che le riguardavano avevano una grande importanza, erano cariche di significati simbolici.

 

L’avresti mai detto? Forse si! Ma è comunque sempre molto interessante scoprire antiche e affascinanti storie sulle nostre adorate scarpe.

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