Le scarpe nel Medioevo: moda, ceti sociali e imposizioni

Le scarpe nel Medioevo: moda, ceti sociali e imposizioni

Durante il Medioevo, ovvero dal V al XV secolo, andavano di moda un sacco di tipi di scarpe. Sandali, stivali e zoccoli. Scarpe alte, basse, di legno, di tessuto o di cuoio. I vari tipi di scarpe venivano utilizzati in base alle diverse occasioni. Infatti potevano servire a camminare, ma anche ad apparire in determinati contesti.
La differenza tra scarpe da uomo e da donna era già ben delineata e vigevano imposizioni sia morali che legislative sull’utilizzo delle calzature, sui materiali e sulle forme che dovevano avere.

Quali scarpe andavano di moda nel Medioevo?

Erano molte le scarpe che andavano di moda nel Medioevo: stivali che arrivavano fino al ginocchio e chiusi da lacci; cosciali, specie di stivali leggeri che arrivavano alle cosce e ricadevano morbidi; calze solate, ovvero vere e proprie calze dotate di un rinforzo in cuoio sulla pianta del piede; zoccoli rasoterra oppure alti, dalla suola in legno. Questi zoccoli erano inizialmente dotati di un doppio rialzo sulla suola e solo successivamente venne introdotto il tacco sul tallone. La forma degli zoccoli era uguale per entrambi i piedi e venivano fermati tramite un laccio di cuoio.

Ma le pianelle erano le più amate

Molto in voga erano le pianelle che, contrariamente al loro nome, erano calzature dall’altezza vertiginosa. Le pianelle venivano utilizzate per non imbrattarsi i piedi con fango e sporco delle strade. Erano aperte dietro e la suola era in sughero per renderle più leggere. Venivano indossate sia da uomini che da donne per uscire. Ma, mentre gli uomini prediligevano il modello chiuso, alto solo qualche centimetro, quelle da donna potevano raggiungere anche il mezzo metro di altezza. Infatti, come è ovvio pensare, spesso le donne dovevano essere accompagnate e sostenute per riuscire a camminare.
Intorno al XV secolo cominciarono ad andare di moda scarpe dalle punte allungate che potevano addirittura arrivare ad una lunghezza fino a tre volte superiore rispetto a quella del piede. E noi che ci lamentiamo guardando agli anni 2000! Per riuscire a camminarci la punta doveva essere fissata al collo del piede tramite un filo metallico o una catenella. Per fortuna verso l’inizio del Cinquecento le punte tornarono ad arrotondarsi e ad accorciarsi.

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Ceti sociali e scarpe nel Medioevo

Le persone appartenenti ai ceti bassi calzavano scarpe sfondate e malridotte da cui spesso fuoriuscivano le dita dei piedi. Oppure portavano zoccoli o ciabatte o addirittura semplici stracci avvolti intorno ai piedi.
I contadini, quando non andavano in giro scalzi, solevano calzare zoccoli in sughero o in legno. Calzature che però venivano portate anche dai ricchi per evitare di imbrattare le calze solate lungo le strade fangose e sporche.

Scarpe e imposizioni legislative nel Medioevo

Durante tutto il Medioevo venivano spesso emanate norme che impedivano e/o autorizzavano l’ultilizzo di determinate calzature a certe categorie di persone. Oppure l’utilizzo di certi materiali. Alcune di queste norme stabilivano anche quali colori e ricami erano proibiti. Queste legislazioni variavano di città in città e di anno in anno e servivano per fissare i limiti di consumo delle calzature e dell’abbigliamento in generale.
Ad esempio le donne fiorentine potevano calzare solo gli zoccoli allacciati con strisce di cuoio nere.
Alle prostitute siciliane era permesso calzare solo gli zoccoli e mai le scarpe.
Le donne potevano calzare i sandali solo in casa perchè il piede coperto era simbolo di castità.
I cosciali non dovevano essere costituiti da più di un certo metraggio di tessuto, a seconda delle città. Inoltre non dovevano essere costituiti da più materiali diversi, foderati con più di una fodera né ricamati.
Le scarpe di cremisino, ovvero un fine tessuto color cremisi, erano proibite.
Le pianelle con ricami in oro e in argento erano proibite in molte città, mentre si potevano calzare quelle in tessuto. Così come c’erano leggi che stabilivano i limiti nell’altezza del tacco per motivi di salute, cioè per evitare cadute e infortuni.
Se il calzolaio e il committente non rispettavano le norme, potevano incorrere in sanzioni pecuniarie.

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Come venivano confezionate le scarpe?

A quei tempi c’erano due categorie di lavoratori che si occupavano di scarpe: i veri e propri fabbricanti e i cosiddetti ciabattini. I primi confezionavano scarpe nuove, mentre i secondi riparavano le scarpe usate. Gli strumenti utilizzati sia dagli uni che dagli altri erano davvero pochi, motivo per cui spesso potevano recarsi direttamente a casa dei clienti per eseguire i lavori. I calzolai solevano esporre delle scarpe sul bancone da lavoro nelle loro botteghe.
In generale il mestiere del calzolaio non è stato ben visto almeno fino alla fine del Medioevo. Infatti erano considerati uomini dall’inganno facile e bugiardi che potevano vendere materiali meno pregiati facendoli passare per prodotti di qualità. Tant’è che per un certo periodo intervennero delle normative per calmierare i prezzi e stabilire delle cifre massime per la fabbricazione e la riparazione delle calzature.

Ti è piaciuto questo tuffo nel passato?

A presto!
-S-

Moon Boot: gli scarponi doposci festeggiano cinquant’anni

Moon Boot: gli scarponi doposci festeggiano cinquant’anni

I Moon Boot, gli scarponi doposci per antonomasia, festeggiano nel 2019 i cinquant’anni dalla loro nascita. Sarà un caso se il 1969 è stato anche l’anno in cui la missione spaziale Apollo 11 rese possibile il primo allunaggio umano?
La somiglianza tra gli scarponi utilizzati dagli astronauti Neil Armstrong e Buzz Aldrin e i Moon Boot è palese. Infatti fu proprio lo sbarco dell’uomo sulla Luna ad ispirare Giancarlo Zanatta per la creazione degli scarponi Moon Boot. Il nome stesso non lascia certo alcun dubbio.

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La nuova capsule collection di Moon Boot

In occasione di Pitti Uomo 95 è stata lanciata la capsule collection celebrativa di questo importante compleanno.
La capsule collection sarà in vendita a partire da settembre 2019 e sarà composta da dodici modelli, dai prezzi più o meno accessibili.
Tra i vari modelli presentati, salta all’occhio una versione extra luxury di questi famosissimi scarponi doposci, ovvero la versione completamente tempestata di Swarovsky, disponibile sia a gambale alto (3.000 Euro) che a gambale basso (2.500 Euro).
Pare ci saranno anche altre importanti novità che verranno svelate al mondo molto presto.

In passato sono state molte le collaborazioni tra Moon Boot e altre famose case di moda come Armani, Monclear e Jimmy Choo che hanno contribuito a diffondere questi doposci, non solo sulle vette più innevate, ma anche nei centri cittadini dalle temperature decisamente più umane.

Moon Boot, i doposci intramontabili

Alcune calzature hanno la capacità di essere tramandate di generazione in generazione sfidando il tempo che passa e senza invecchiare di un solo giorno. Penso proprio che i Moon Boot siano una di quelle. In cantina o in soffitta son quasi certa che ne troverai almeno un paio appartenuti a tua sorella maggiore, a tuo padre o tua madre. Pensa che fortuna se tra tutti dovessi trovare proprio il tuo numero! A me è successo davvero e non ho riscontrato nessun segno di deterioramento nonostante fossero stati dimenticati in cantina da qualche decennio. Lo dico sempre che bisognerebbe non buttare mai via le scarpe!

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Esposti anche al MOMA, il Museum of Modern Art di New York, i Moon Boot rappresentano il prestigio del Made in Italy in tutto il mondo.

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Adesso ho una domanda per te: hai mai capito qual è il piede destro e il piede sinistro?

A presto!
-S-

*Link di affiliazione. Significa che, in qualità di Affiliato Amazon, io ricevo un guadagno dagli acquisti idonei effettuati attraverso i link che inserisco. I prezzi dei prodotti non cambiano.

Le scarpe di Tamara Mellon

Le scarpe di Tamara Mellon

Quest’anno mi sono voluta regalare ben due paia di scarpe di Tamara Mellon. Si, forse ho esagerato, ma appena le ho viste non ho potuto resistere. Te ne parlerò presto qui sul blog. Nel frattempo ti anticipo che si tratta di un paio di stivaletti rossi con tacco alto e un paio di stivali alti al ginocchio con un tacco davvero particolare. Non vedo l’ora di fartele vedere!

Tamara Mellon è un imprenditrice londinese, che spesso viene associata al nome di Jimmy Choo. In realtà ne è stata proprietaria fino al 2012, anno in cui ha deciso di abbandonare il brand da lei creato per dare vita alla propria linea di scarpe.

Sul sito ufficiale di Tamara si percepisce tutta la consapevolezza e l’autorità che ci si aspetta da una donna del suo calibro. Promette di farci dimenticare le scarpe carissime capaci di mettere a dura prova i nostri conti in banca. Tutto questo grazie alle collaborazioni che è riuscita ad instaurare con calzaturifici italiani a conduzione familiare.

La formula del successo di questo brand

Ma forse la vera formula del successo è dovuta alla produzione e alla vendita contemporanea ed esclusivamente online. In pratica la produzione viene così gestita: se un certo modello riceve un riscontro positivo attraverso i canali in rete, allora viene iniziata la produzione. Solitamente viene utilizzato Instagram come canale di comunicazione e viene prodotto solo quello che piace al pubblico.
Sostanzialmente la produzione avviene a prodotto già venduto. Una strategia fantastica capace di abbattere davvero i prezzi di vendita in quanto non sono presenti rivenditori, né magazzini da gestire. Tamara Mellon afferma che le sue scarpe arrivano a costare fino al 50% in meno rispetto ad altri famosissimi brand. E considerando che i prezzi sono comunque di fascia alta, la domanda sorge spontanea: quanto costerebbero in realtà le scarpe di Tamara Mellon senza tutti gli abbattimenti dei costi di cui sopra? Ma andiamo avanti…

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550 Euro

Un’altra delle caratteristiche di questo brand è che non segue le stagioni in maniera canonica come la moda ci ha insegnato. Ma ogni mese viene proposta una novità. Infatti ogni anno vengono presentate quattro collezioni, ciascuna delle quali è suddivisa a sua volta in tre parti. Un’altra geniale trovata per noi shoeaholic. Inoltre lo staff è composto da quasi tutte donne (è presente un solo uomo).
Al centro dell’universo di Tamara Mellon c’è sempre stata la donna, che lei celebra attraverso la progettazione delle sue scarpe.
Le scarpe di Tamara Mellon, come lei stessa dichiara, sono progettate per evolverci da semplici a chic in un secondo, giusto il tempo di infilarle ai piedi.

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625 Euro

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795 Euro

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450 Euro

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895 Euro

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595 Euro

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525 Euro

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475 Euro

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475 Euro

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550 Euro

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1695 Euro

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895 Euro

Che ne pensi, ti piacciono? Se ti ho incuriosito ricordati di tenere sott’occhio il sito perché, come ti dicevo, ogni mese ci sono novità.

A presto!
-S-

Le scarpe di Charlotte Olympia: lo stile delle dive di Hollywood

Le scarpe di Charlotte Olympia: lo stile delle dive di Hollywood

Le scarpe di Charlotte Olympia sono delle vere creazioni di stile. Mi avrai sentito dire queste parole davvero molte volte, ma, anche in questo caso, non potrei attribuire aggettivi diversi a queste piccole opere d’arte.
Charlotte Olympia è il nome del brand dell’omonima stilista. Classe 1981, ha studiato a Londra, ma ha preso ispirazione dal mondo Hollywoodiano degli anni ’40 e ’50. Lei stessa sembra una diva di quegli anni.
Le sue creazioni spaziano dai tacchi vertiginosi, eccentrici e molto costruiti, alle ballerine minimaliste. Ma niente è lasciato al caso. Il suo stile unico e inconfondibile ti farà subito prendere una posizione in merito a questo brand. O le ami o le odi.
Le scarpe di Charlotte Olympia vengono prodotte in Toscana vicino a Firenze. Il distretto calzaturiero per eccellenza insieme a quello delle Marche.
Charlotte Olympia, ogni anno, affianca piccole collezioni a quelle già esistenti e ai modelli continuativi.
Le sue creazioni sono iper femminili, glamour e ironiche allo stesso tempo. Oltre alle scarpe, il brand propone anche accessori di lusso, come borse, zaini e piccola pelletteria.
Tra i suoi modelli più famosi è bene rammentare il Dolly, con il plateau chiamato “Island”. Un classico, ormai divenuto storico del brand Charlotte Olympia. Si tratta di decollété dal tacco vertiginoso, impreziosite e rese ancora più alte da un plateau metallico decisamente particolare.

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Dolly, 595 Euro

Le ballerine e slip-on Kitty, che richiamano la forma di un gattino e che sono presenti anche nella versione bambino.

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Kitty Flats, 395 Euro

Infine la clutch Pandora in plexiglas, una borse decisamente fuori dal comune.

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Pandora Loves Shoes, 785 Euro

Nelle collezioni di scarpe di Charlotte Olympia non mancano mai stampe animalier, colori accesi e uno stile iper femminile e glamour. Son proprio questi tre elementi a renderle riconoscibili da lontano.

Anche per la primavera/estate 2019 non si smentisce e colori, plateau e tocchi metallici continuano a prevalere.

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Paloma, 695 Euro

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Peaceful Kitty, 420 Euro

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Rochelle, 650 Euro

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Party Flats, 485 Euro

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Romy, 620 Euro

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Blake, 595 Euro

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Patsy, 495 Euro

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Drew, 470 Euro

Pensi che potresti acquistare un paio di scarpe di Charlotte Olympia?

A presto!

-S-

Le scarpe di Renè Caovilla sono dei gioielli

Le scarpe di Renè Caovilla sono dei gioielli

Le scarpe di Renè Caovilla sono bellissime. E non lo dico solo io. Sono certa che ne avrai sicuramente viste e sentito parlare. È un’azienda tutta italiana, veneziana per la precisione, che vanta un’esperienza quasi centennale. Non c’è bisogno di troppe parole per descriverle. Ti basterà leggere un po’ della storia di quest’azienda tutta italiana per farti un’idea della qualità e dell’artigianalità che dietro vi si cela. Chi acquista un paio di Caovilla, porta a casa un piccolo capolavoro.

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970 Euro

 

René Caovilla, una storia lunga quasi un secolo

È il 1923 quando Edoardo Caovilla, capostipite della famigerata famiglia, decide di aprire un laboratorio artigianale di scarpe in un piccolo comune in provincia di Venezia. Nel 1934 il piccolo laboratorio si trasforma in una vera azienda, grazie all’intuizione del figlio, Renè Fernando, che dopo aver completato gli studi in design della moda a Parigi e Londra, crea il brand Renè Caovilla. L’azienda oggi è gestita dal nipote di Edoardo, del quale porta lo stesso nome. Questa azienda ha visto tramandarsi esperienza e tradizione per ben tre generazioni della stessa famiglia.
Considerate dei gioielli, le scarpe di Renè Caovilla sono delle vere opere d’arte. Rigorosamente Made in Italy e fatte a mano, queste sculture chiamate scarpe, rappresentano l’eccellenza dell’artigianalità italiana.
A partire dagli anni ’50 Renè adorna le sue scarpe con delle preziosissime opere di oreficeria. Negli anni ’70 Caovilla entra nel mondo del lusso, attraverso collaborazioni con nomi importanti dell’alta moda, come Valentino, Chanel e Dior.

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1215 Euro

 

Le scarpe di Renè Caovilla sono fatte “a regola d’arte”

Iper lussuose creazioni, frutto di generazioni di conoscenza e competenza. Ecco cosa sono le scarpe di Renè Caovilla.
Tra tutti i capolavori artigianali della Maison, non posso non rammentarti l’iconico “Snake Sandal”, ovvero il “sandalo serpente”. Infatti, esposto al Metropolitan Museum di New York fin dal 1975, anno della sua creazione,  rappresenta l’emblema del brand.

 

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835 Euro

 

Renè Caovilla produce solo scarpe da donna e rappresenta l’arte calzaturiera italiana. Questo perché, come afferma lo stesso Renè Caovilla ad una giornalista che lo intervistò, “L’alta moda è donna, se lo ricordi. Non si discute».

 

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675 Euro

 

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970 Euro

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970 Euro

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970 Euro

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1080 Euro

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945 Euro

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1325 Euro

 

Vi piacciono le scarpe di Renè Caovilla?

Scarpe con paillettes: da dove arrivano?

Scarpe con paillettes: da dove arrivano?

Hai notato anche tu che il mondo si sta riempiendo di scarpe con paillettes? A pensarci bene forse le paillettes non sono mai passate di moda. In effetti hanno origini lontanissime. A me viene subito in mente la moda super luccicante degli anni ’70. ma in realtà gia il faraone Tutankhamon nel 1300 a.C. Vestiva degli abiti con sopra attaccati dei dischetti di metallo. Nel 1500 invece andava di moda cucire delle vere monete sugli abiti, un po’ per esibire ricchezza e un po’ per far desistere i ladri e i malintenzionati. Nei primi anni del ‘900 le paillettes erano applicate sugli abiti delle attrici e delle donne più ricche. Solo negli anni ’60 diventarono più comuni, fino ai famigerati anni ’70, in cui cominciano a comparire anche sugli abiti maschili, diventando il simbolo di rottura dalla vita seria e noiosa, in favore di uno sprazzo di luminosità e divertimento.

Scarpe con paillettes ovunque!

E se prima d’ora non mi sarei mai sognata di possedere un paio di scarpe con paillettes, adesso mi sta venendo voglia. È un po’ come la questione delle scarpe leopardate (e dello smalto rosso). Dalle sneaker ai tacchi più vertiginosi, ho trovato paillettes ovunque!

 

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Alberta Ferretti, Euro 1700

 

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Casadei, Euro 1100

 

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Sergio Rossi, Euro 1100

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Miu Miu, Euro 590

 

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Zara, Euro 29,95

 

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Converse, Euro 150

Ovviamente ci sono anche tante proposte low cost. E anche se non sono un’amante dei prezzi troppo bassi (sai bene che prediligo sempre l’artigianalità del Made in Italy), penso che non vorrò spendere un’esagerazione per un paio di scarpe così esuberanti. Qualche volta vale la pena cedere ai propri principi, non credi?

Comunque non mi farò lasciar scappare l’occasione per fare un po’ di shopping pazzerello. E il prossimo paio di scarpe con paillettes che incrocerò sul mio cammino diventeranno mie!

A te piacciono?

A presto!

-S-

 

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